Viaggio nelle sonorità del tarantismo
La taranta è viva è il nuovo progetto di Ruggiero Inchingolo, dedicato a Luigi Stifani, il più importante violinista “terapeuta” del Salento, vero detentore di quella che, con il grande etnologo Ernesto De Martino, si potrebbe definire “l’ideologia popolare della taranta”.
Etnomusicologo e musicista formatosi al DAMS di Bologna, l’Università del compianto Roberto Leydi, Ruggiero nel 1984, quando il fenomeno di riproposta della musica tradizionale salentina non era ancora sorto, comincia le sue ricerche sul campo nel Salento, per approfondire l’aspetto musicale del tarantismo.
A Nardò conosce Luigi Stifani, dal quale apprende ed assimila oralmente, dopo lunghi ed assidui incontri, i moduli musicali della “pizzica” cosiddetta tarantata (tarantella terapeutica domiciliare eseguita da Stifani e il suo gruppo, nei rituali di guarizione avvenuti nel Salento fino agli anni '70).
In questo concerto lezione, Ruggiero descrive, reinterpreta e rievoca attraverso i suoni dei suoi strumenti, alcuni episodi di tarantismo raccontati dal Maestro, riguardanti la durata del ballo, la guarigione dal morso del ragno, i dialoghi col Santo, il viaggio alla cappella di Galatina, i luoghi itineranti dei tarantati, oltre a rieseguire le varie tipologie di pizziche suonate dall’orchestrina terapeutica di Stifani.
Partendo da una rigorosa fedeltà stilistica, egli interpreta ed elabora la pizzica tarantata con il suo unico e rinomato stile esecutivo, suffragato da una prorompente ed evocativa gestualità. Dal 1995 al 2000, Ruggiero, in qualità di strumentista principale del gruppo salentino Officina Zoè, degno dell’appellativo di “improvvisatore in stile”, ha portato la pizzica tarantata di Stifani in numerose rassegne e festival nazionali ed esteri. Le sue performances sono state esemplari per molti gruppi di riproposta.
Il suo fraseggio violinistico si fonda su schemi ben precisi che si innestano sì sulla tradizione, ma lasciano spazio ad una libera improvvisazione, nel rispetto del ritmo iterato ed ossessivo, tipico della pizzica. Un improvvisazione che si rinnova continuamente grazie ad un bagaglio di vissuti e di esperienze sonore di un’artista sempre alla ricerca di nuovi codici musicali influenzati dal perenne clima di scambio interculturale fra Oriente ed Occidente.
In queste personalissime esecuzioni, sono evidenti le analogie con i taqsim del linguaggio musicale-improvvisativo della musica arabo-mediterranea e balcanica). Nei brani proposti prevale, oltre al carattere danzante, quello più intimistico, dove emergono energie evocanti sentimenti di profonda religiosità che lasciano presagire una esigente comunicazione con il cosmo.
Formazione:
Varia da 2 a 5 componenti, in base alle esigenze organizzative.
Se si richiede, invece, un seminario o un concerto-lezione, l’artista si esibisce da solo.