L'incontro di Ruggiero Inchingolo e Luigi Stifani

 

L’incontro di Ruggiero con il maestro Stìfani avviene a Nardò, nel lontano 1985. 

Il maestro non conosceva il sistema di notazione convenzionale su pentagramma, non a caso inventa un suo sistema alfanumerico per scrivere la musica. Prima di imparare la tecnica esecutiva della pizzica tarantata, Ruggiero ascolta, osserva e riflette sulle cose che gli dice il maestro, che abilmente si racconta. 

In seguito inizierà a trascrivere su carta, in maniera assidua e passionale, le musiche eseguite da Stifani durante i rituali di guarigione dei tarantati e ad analizzare minuziosamente il suo procedimento improvvisativo e compositivo

Ma c’è un particolare che rende l’impresa di Inchingolo ancora più importante: trascrivere le note suonate da Stifani era quasi impossibile a causa della velocità di esecuzione. A quei tempi, per chi non poteva permettersi un Revox a bobina, era praticamente impossibile ridurre la velocità dei giri del motorino elettrico di un registratore a musicassette. Inchingolo riesce ad applicare su un registratore portatile un congegno che riducendo la velocità del nastro, gli permetterà di rilevare tutte le note delle melodie, con le sue  variazioni, eseguite dal Maestro e la sua orchestrina terapeutica.

Dopo la laurea conseguita nel 1989, frutto delle ricerche compiute in Salento, Inchingolo continua ad incontrare Stifani.  Approfondisce così la conoscenza teorica dei modelli melodici e impara il procedimento della variazione oltre al modo di suonare la pizzica tarantata con il suo violino, che diventa il suo strumento di studio e di lavoro.

Contestualmente inizia la sua esperienza sul campo a stretto contatto con i suonatori depositari e i portatori diretti della tradizione, come: Luigi Cecere, Antonio Stifani (fratello di Luigi), Uccio Bandello, Uccio Aloisi, Uccio Casarano, Pino Zimba, Giovanni Avantaggiato, grazie ai quali apprende le modalità esecutive del tamburello, dell'organetto e della chitarra, gli stessi strumenti che venivano usati per la terapia del tarantismo.

Grazie ad Inchingolo, dal 1995 le pizziche di Stifani vengono rieseguite per la prima volta in prestigiosi Festival nazionali ed esteri. Ruggiero è infatti strumentista e melodista principale del gruppo Officina Zoè, con il quale ripropone in maniera fedele, ma con degli apporti melodici innovativi fortemente legati alle sue esperienze musicali, la famosa pizzica ”indiavolata” (tarantella  eseguita durante i rituali terapeutici di guarigione dei tarantati).

Dopo la scomparsa di Stifani, il legame con la  famiglia del maestro non si è mai interrotto, anzi, si rafforza il rapporto con sua figlia Giovanna e con lei Ruggiero collaborerà in numerose occasioni, non ultimi i Memoriali dedicati al Maestro. 

Ed eccoci al 2003, anno di prima pubblicazione del libro che ottiene ottime recensioni sui quotidiani e sulle riviste specializzate.

E dopo? Parallelamente all'attività concertistica Inchingolo continua i suoi studi su Stifani ed a condurre in qualità di direttore artistico il Festival di Musica Etnica Suoni dal Mediterraneo, nella sua città natale, Andria. 

Oltre ai concerti, ci sono lezioni-concerto in ambito universitario, ci sono i molteplici momenti di aggregazione, feste o eventi dedicati a Stifani in cui ha avuto la possibilità di approfondire i suoi studi sulle musiche eseguite durante gli altri tipi di ballo della pizzica, oltre a quelle usate per scopi terapeutici.  

Nel 2007, dopo 4 anni dall'uscita del libro, le registrazioni delle musiche suonate da Stifani e il suo gruppo durante i rituali terapeutici del tarantismo vengono raccolte in un CD dal titolo Le pizziche tarantate di Luigi Stifani. Prodotto dal Centro Studi Didattica della Musica e Tradizioni Popolari "Il Giardino dei Suoni" da lui fondato nel 1993, il disco rimane un valido e indispensabile supporto sonoro al libro.

Nel 2011 esce il film documentario: Latrodectus, che morde di nascosto di  Jeremie Bassét e Irene Gurrado, nel quale Inchingolo rilascia una preziosa testimonianza in cui illustra la funzione e il modo di suonare il violino di Stifani.

Siamo al 2015, sono trascorsi 12 anni dalla prima pubblicazione del libro e lo studio di Inchingolo conserva intatte tutte le qualità che hanno contribuito a porre le basi affinchè la musica di Luigi Stifani possa restar viva, perchè: 

1. è un contributo fondamentale alla riscoperta del violino nella pizzica;

2. contribuisce a rinforzare l'importanza della ricerca etnomusicale;

3. mira a diffondere la conoscenza dello storico violinista terapeuta dei rituali del morso della taranta, protagonista del libro del grande etnologo Ernesto De Martino.

In un periodo in cui proliferano rifacimenti revivalistici e anche commerciali, lo studio di Inchingolo è valso a restituire alle nuove generazioni la testimonianza della musica suonata nei rituali di tarantismo per accrescere competenze musicali oltre a rinforzare il legame con lo spazio umano e culturale del territorio salentino.